Uscita nel 1929, anni
in cui il classicismo è nell'aria, imposto dal "Ritorno all'ordine" dell'epoca fascista,
caldeggiato anche da riviste come "La Ronda" e "Valori Plastici" (De Chirico concluderà
la sua opera con la formula "Pittore classicus sum"). E' un libro che si presenta come romanzo ma in realtà è un tipo di narrazione indefinibile: senza una storia
riconoscibile né una trama, come una sorta di ininterrotta scenografia teatrale.
È un misto volutamente nebuloso, senza nessuna coordinata spazio-temporale in cui
si alternano figure senza un ruolo determinato come gladiatori, generali, centauri,
pastori... in un insieme di sogni, ricordi poco fedeli, suggestioni ipnagogiche,
miti e riminiscenze che sono nient'altro che echi della sua pittura. Anche i luoghi
sono quelli metafisici dei suoi quadri, che si spostano naturalmente nella loro innaturalezza (come in un sogno). Muore a Roma a novantanni, il 20 novembre, anno
1978 al termine di una lunga malattia. |