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I quadri del pittore Goa nelle tesi di laurea

TESI DI LAUREA REALIZZATE CON LA INTERPRETAZIONE E LO STUDIO DEI QUADRI DIPINTI MODERNI ASTRATTI
Quale miglior curriculum potevo presentarvi? Mostre a pagamento? Pubblicazioni su libri d'arte a pagamento che non servono a niente se non a creare un fittizio interesse ingannevole verso l'acquirente? No, Niente di tutto ciò. Le cose belle della vita, le soddisfazioni maggiori, non sono quelle che vai a cercare....sono quelle che ti trovano. E così, come dei fulmini a ciel sereno, ogni tanto arrivano le mail che mi comunicano che i miei quadri sono stati argomento ed approfondito studio di tesi di laurea universitarie. Ad oggi sono tre + una tesi liceale. Sono le soddisfazioni che confermano inderogabilmente tutto il mio operato artistico. Non vi noscondo che sono fonte di grande orgoglio personale. Vorrei, in questa pagina, farvi partecipi di alcuni passaggi di intermediazione avvenuti durante la programmazione di tali tesi:


Buonasera, sono C...... D...... e sono una studentessa in scienze della formazione primaria all’Università B...... di Milano. Sto svolgendo il mio progetto finale di tirocinio per la tesi, e mi soffermo sull’utilizzo del colore da parte dei bambini come mezzo di espressione, libero da vincoli dati dallo stereotipo della società. (in una 3^ elementare). Per avvicinare i piccoli a far ciò mostrerò loro alcuni dei suoi quadri, così che capiscano quanto il colore possa "parlare". Volevo chiederLe come Lei utilizza il colore e che “senso” ha per Lei il loro utilizzo. In attesa di una sua cordiale risposta le porgo distinti saluti.

Risposta:
Carissima C......, la ringrazio per la preferenza. Devo essere sincero, sono sempre più le persone che ad oggi discutono in una tesi il mio operato. Questo naturalmente mi fa onore, e conferma a pieni voti la potenza indiscussa dell'arte astratta. Prima di rispondere alle vostre domande, avrei il piacere di farvi partecipe del mio operato. Al momento il mio atelier d'arte aperto al pubblico è in fase di trasferimento....ma quando ricevevo la visita di centinaia di turisti al giorno, osservavo attentamente ogni loro reazione e movimento. Il risultato di questo mio studio col passare degli anni fù:

- Il soggetto che veniva maggiormente rapito dalle mie opere era decisamente la donna rispetto all'uomo ( penso per un fatto di maggior sensibilità rispetto al sesso maschile );

- Il pubblico adulto viveva la fase di osservazione delle mie opere con un atteggiamento molto introverso e silenzioso, ( i miei quadri probabilmente turbavano loro, o li sopraffacevano );

- Le persone adulte che effettuavano il percorso durante la visita riportando un'atteggiamento "chiuso" alla fine prima di uscire dicevano una sola parola: grazie ( e furono davvero tante che lo dissero). Io mi chiedevo... ma grazie di che cosa?... dopo molto tempo capii che il loro "io" aveva sfondato la barriera del loro timore, aveva percepito tanto dai miei dipinti e voleva sdebitarsi con quel semplice grazie. Ogni volta che sentivo quella parola per me era come vincere i mondiali. La sorpresa vera e propria tra tutto e tutti furono invece i bambini. Nei loro occhi si leggeva gioia, stupore, curiosità. Mi ponevano domande, azzardavano interpretazioni personali delle opere astratte, toccavano la tela, molti riconoscevano lo stile adottato; chi lo interpretava come Pollock chi come action painting. Parliamo di bambini con età massima di dieci anni. Il mio stupore nei loro confronti era sempre maggiore. Mi chiedevo: come fanno i miei quadri dove praticamente io non disegno niente a suscitare in loro tanto e tale interesse? Qual'è il segreto? Ci sono dei punti fondamentali che differenziano un semplice disegno da un'opera d'arte astratta? Quali sono a questo punto questi elementi chiave?

Risposta: a mio giudizio sono solamente tre.

- Il primo: i colori, che come sappiamo svolgono una primaria attrazione d'impatto e che a primo acchito donano all'osservatore un senso di rifiuto o al contrario di coinvolgimento personale verso l'opera.

- Il secondo: la tecnica adottata, che funge da contorno e rinforzo della base colorata.

- Il terzo: l' "io" che infonde sulla tela l'animo dell'artista. Questa magica essenza, oltre ad essere elemento fondamentale nella riuscita dell'opera, è anche la chiave di cifratura per la sua contemplazione. E questa password criptata, come lei sa bene, nei bambini è invece una scritta ben leggibile. Infatti quando i bambini si avvicinavano alle mie opere andavano subito al sodo, nessun ripensamento o indecisione. Andavano dritti col dito sulla tela trascinati dalle emozioni più primitive e vergini originate dall'incontro del loro io con il mio, impresso sulla tela. Sicuramente i bambini quando disegnano si lasciano trasportare dal magico ed esoterico connubio tra l'io ed il colore.

Mi ha chiesto come utilizzo il colore. Anche qui mi son sempre lasciato trasportare dalle emozioni...senza pensarci, senza dare troppo peso alla scelta dei colori da comprare ho intrapreso un percorso che ha disegnato il suo tracciato in maniera automatica. Prima il nero, poi il rosso, poi .... poi non ricordo più. Sta di fatto che senza volerlo, ( e non si scandalizzi, me ne sono reso conto circa un anno fa ) gli unici colori che avevo sempre utilizzato erano quelli base: rosso giallo e blu, più naturalmente il bianco ed il nero. Penso che questo inconscio arcano della non scelta di un determinato colore sia il frutto di quello che ho sempre sostenuto: un dipinto astratto deve essere al 100% un atto esecutivo involontario privo di premeditazione. E mescolare appunto i colori in fase di esecuzione dell'opera è sicuramente la prova che niente è stato pensato o studiato a priori; ancora una volta il mio io ha preceduto e condizionato le mie scelte senza che io me ne rendessi conto.

Ma come faccio a scegliere un determinato colore da stendere sulla tela? Qual'è il procedimento di selezione? Se le dico che è anche questa volta il caso? O il suo anagramma caos!? Le spiego........ la ciliegina sulla torta di tutta la mia produzione artistica è la musica Goa trance dalle quale appunto ho adottato il mio nome d'arte Goa. La Goa trance è un genere musicale nato nelle spiagge di Goa in India, nazione fulcro della meditazione extracorporea. Le sonorità di questo genere musicale, accompagnate da un elevato bpm al minuto ( battute per minuto.... i bassi.... boom boom boom ) simulano il battito cardiaco accellerato e le basse sonorità generate intorno ai 40 hertz, stimolano le frequenze neuroniche. Tutto questo è stato concepito per far assaporare parte della meditazione extracorporea anche ai comuni mortali. Io adoro questo genere musicale ed ogni volta che eseguo un dipinto non posso farne a meno. Mi bastano pochi minuti e la magia è pronta.

Ho un completo distaccamento dall'ambiente che mi circonda. Io non conto più niente, neanche il tempo sembra più "spaventarmi", tutte le preoccupazioni svaniscono.... la concentrazione è al massimo ed il mio io è pronto. I movimenti ed i lanci risultano spontanei ed armoniosi, l'opera piano piano comincia ad avere un senso, e se tutto va secondo i piani, ad un certo punto riesco a comprendere quello che il mio io vuole trasmettere. Capisco cosa sto imprimendo sulla tela, cerco di fare delle correzioni e di trovare un titolo degno del risultato finale. Quando mi riprendo capisco subito se il quadro sarà o meno da firmare. Tutta questa "magia", tutto questo "involontario", tutta questa libertà da "vincoli e stereotipi" porta alla nascita di un'opera d'arte. Un'opera viva che brilla di luce propria, un'opera che accenderà e scatenerà l'io e le emozioni più nascoste di un'attento, ma perchè nò anche disattento, osservatore.

Mi ha chiesto che senso ha per me utilizzare un determinato colore. Come ho già ampiamente spiegato non sono io a sceglierlo e quindi non posso rispondere. Ogni artista naturalmente adotta colorazioni dettate dal proprio stile di vita e dalla propria storia dal momento della loro nascita e quindi stiamo parlando di un processo puramente personale. Posso dire però che un colore che è sempre presente nei miei quadri, e lo sarà per sempre, è il nero. Non posso fare a meno di metterlo seppure in maniera anche minima, ma ci deve essere. Penso che sia legato al fatto che i miei quadri parlano del cosmo, dell'universo e della nostra genesi. Soggetti altamente astratti, carichi di mistero e fascino, che non posso fare a meno di concepirli grazie ad un nero coprente carico di infiniti significati.



collezioni quadri per arredamento casa dipinti dall'artista Sardo Fabrizio Sanna

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