L’artista Fabrizio Sanna, in arte Goa, nasce a Cagliari, Sardegna,
classe 1976. Pittore autodidatta, incomincia a dipingere le prime tele nel 1995. I primi quadri sono caratterizzati da elementi puramente figurativi. Finalmente
dopo due anni irrompe l’astrazione e la tecnica dell’action painting inizia subito
a spadroneggiare. Nell’anno 2000 l’artista si presenta ufficialmente al mondo dell’arte contemporanea, con una mostra personale alla galleria d’arte “La Bacheca” a Cagliari. Nel 2007 Fabrizio Sanna diventa Goa e questo passaggio salderà definitivamente il legame tra l’artista, l’action painting e il genere musicale “goa ipno-trance”.
Saranno proprio le sonorità goa, utilizzate per la realizzazione di ogni singolo
quadro astratto, che porteranno il livello di concentrazione all’estremo, diventando così unico ed essenziale tramite tra la tela e l’io più profondo del pittore Sardo.
Maestro Sanna, qual'è stato l'incipit della sua carriera artistica? Ha affrontato
diversi corsi?
Nessun corso… sono un’artista autodidatta al 100%. Provengo da una famiglia di pittori
e designer che hanno collaborato con la Disney e per la realizzazione delle strisce
di Sciuscià. Diciamo che io ho ereditato la vena artistica, quella astratta però.
Ho iniziato a dipingere quasi per gioco e per scommessa. Avevo promesso all’età
di 18 anni alla mia fidanzata, ora mia moglie, che avrei iniziato a dipingere e
che sarei diventato un pittore famoso. Da lì è iniziato tutto… con i primi quadri,
orribili e puramente a carattere figurativo. Poi dopo due anni arriva improvvisamente
la tanto aspettata astrazione e la tecnica dell’action painting si impadronisce
di me e diventa un mio stile di vita.
Quali invece sono le correnti artistiche che preferisce? Quelle che invece le
piacciono meno?
Action painting a parte, adoro la metafisica un’arte affascinante ed enigmatica.
Non me la sento di citare una corrente artistica che può piacermi di meno. L’arte
non è ne bella ne brutta. L’arte deve piacere e se non piace vuol dire che non si
è riusciti a decifrare il messaggio che l’artista voleva esprimere. Quello che non
mi piace è il mercato perverso dell’arte contemporanea. Oggi l’arte è come la borsa
finanziaria dove gli artisti salgono o scendono come le azioni e dove chi sale cavalca
l’onda del successo e della richiesta di mercato, mettendo in circolo qualsiasi
cosa pur di vendere. Per qualsiasi cosa intendo quadri privi di vita propria; li
definirei nature morte. Ci sono artisti contemporanei ormai famosi, che cavalcano
l’onda del successo e sformano quadri ogni ora come fossero panini all‘olio. Non
credo si faccia la storia con questo metodo. Magari verranno ricordati per un secolo,
ma sicuramente non faranno parte dell’antologia artistica di un paese.
Secondo lei in Italia si fa abbastanza per la valorizzazione dell'arte e delle
discipline culturali?
Lascio la risposta ai lettori...
Quante opere d'arte in totale fanno parte della sua intera collezione? Diverse
migliaia?
Assolutamente no. La quantità và a scremare la qualità. Ogni mio quadro è il frutto
di un totale coinvolgimento verso la tela, e quando questo coinvolgimento mi porta
al completamento di un'opera allora posso firmarla. Per ricaricare le idee poi ci
vuole tempo, e per firmare un'altra opera possono passare anche diversi mesi. Inoltre
eseguo un lavoro scrupoloso per ogni mio quadro; al cliente fornisco autentica con
fotografia e numero di archivio Goa. I miei dipinti sono tutti schedati e catalogati.
Penso di avere all'attivo circa 150 dipinti.
In un solo anno quante creazioni riesce a realizzare e costa molto commissionarle
un'opera d'arte?
Ogni anno realizzo un numero molto ristretto di quadri, dieci massimo dodici. Per
chi mi commissiona un’opera d’arte il prezzo è identico a quello di un quadro già
realizzato; non vi sono maggiorazioni ed il cliente non è legato all’acquisto. Comprerà
il quadro solamente se a lavoro ultimato dovesse soddisfare le sue richieste. Ad
oggi, il prezzo di un mio dipinto cm. 150x100 è di euro 1.600,00 iva inclusa.
Riceve richieste e messaggi da ogni parte d'Italia e dall'estero per quanto concerne
il suo lavoro?
Sì, ricevo tante richieste, soprattutto dalla Svizzera. Ricevo anche tante mail
di complimenti e di persone che scrivono di provare emozioni guardando i miei quadri
su internet. Questo mi fa tanto piacere e conferma che il mio “io” è stato recepito,
nonostante la distanza e la freddezza che un monitor può irradiare.
La sua famiglia la supporta nelle sue scelte e nelle sue decisioni? Viaggia
molto?
Certamente … prima di tutti i miei genitori. Il mio estro iniziale mi aveva portato
ad approfittare di una breve vacanza dei miei, per togliere l’intonaco dalle pareti
della mia cameretta per riscoprire i mattoni sottostanti e dipingerci sopra. Follie
di un diciassettenne, mai rinfacciate dai mie genitori. Anzi, proprio loro in seguito
mi hanno incoraggiato e finanziato la mia prima mostra personale a Cagliari. Oggi
il supporto arriva direttamente da mia moglie: segretaria, procacciatrice di mostre,
contabile e grande incoraggiatrice. Ogni tanto ci concediamo qualche viaggio di
piacere e siamo spesso fuori per partecipare alle diverse mostre.
Quali sono le culture nel mondo che la affascinano di più e per cui nutre un certo
interesse?
In assoluto la cultura egiziana col suo fascino misterioso.
Il suo tempo libero invece come preferisce organizzarlo?
Purtroppo tempo libero ne ho praticamente zero. Gestisco due attività commerciali lavorando tutto il giorno; d’estate
anche la notte … quando si torna a casa poi ci sono i due bimbi, il terzo è in arrivo,
e devo naturalmente dedicarmi a loro. Poi bisogna badare al giardino, lavoretti
vari in una casa di tre piani, aiutare la moglie nelle faccende domestiche .... Ah,
dimenticavo, a volte faccio anche qualche quadro!!!, curo il mio web-site aggiornandolo
quotidianamente e mi prendo cura della Goa Gallery, il
mio atelier personale aperto al pubblico nel paese turistico di Villasimius. Tempo
libero? Che cos'è?
Si dedica anche alla scrittura, alla lettura forse?
Non mi piacciono i romanzi. Nel poco tempo che ho a disposizione dedico la mia attenzione
a libri che trattano l’argomento degli antichi antenati. Sono alla costante ricerca
della verità e dell’origine della nostra esistenza e tutto questo si riflette sicuramente
nelle mie opere.
L'ispirazione nella sua professione come nasce e come riesce a trovarla?
Quando inizio un quadro non so mai a cosa andrò incontro. L’astratto ed in particolar
modo la tecnica dell’action painting è una tra le discipline artistiche più difficili,
bisogna cercare di comunicare un messaggio e trasmettere un’emozione semplicemente
senza disegnare niente o, nel caso dell’action, lanciando del colore. E’ molto difficile,
basta un lancio sbagliato e il quadro perde il suo equilibrio ed è da buttare via.
Quando ci si ritrova davanti una tela bianca di due o tre metri quadri a livello
mentale vi è un black-out totale. La tela ti travolge impossessandosi dei tuoi pensieri.
Non serve cercare un’ispirazione. Sarà il proprio io a crearla man mano che il quadro
prende vita.
Ci può parlare delle tecniche di cui fa uso? Sono molte e diverse tra loro?
Come ho detto prima sono un’artista autodidatta e quindi le tecniche ho dovuto inventarle
da zero.Con l’andar del tempo, tra prove, sbagli, intoppi e frustrazioni varie,
la tecnica dell’action painting ebbe la meglio e mi resi conto che tutto il mio
operato e lo stile con il quale venivano eseguite le mie opere, rispecchiavano il
percorso che aveva intrapreso mezzo secolo fa il grande Jackson Pollock. Qualche
esempio: realizzazione dei quadri esclusivamente con la tela distesa sul pavimento,
il continuo girare intorno al quadro per cercare di scoprire cosa la tela mi vuole
comunicare, concentrazione massima chiamata “trance” che mi permette di esprimere
il mio io più profondo sulla tela. Per arrivare all’action painting Pollock studiò
molto i nativi Americani e venne influenzato dalle loro usanze: il girare attorno
al fuoco in stato di trance per entrare in contatto col mondo degli spiriti diventò
il giro attorno alla tela alla ricerca dell’io e dell’ispirazione per la pittura
automatica. Non sono a conoscenza di come Pollock riuscisse a raggiungere questo
simil nirvana. Io raggiungo la mia massima concentrazione con un genere musicale
molto particolare, la musica Goa trance e la trance psichedelica… dopo qualche ora
il quadro è pronto ed io mi ritrovo completamente scarico. E’ davvero spossante
sia livello fisico che mentale. Da queste sonorità ho preso il nome Goa, naturalmente.
Devo tutto alla musica, l’arte per eccellenza.
Come considera il nostro Paese in questi tempi moderni altalenanti?
Un paese allo sfascio ed un paese di ladri. L’Expò di Milano ne è l’ultimo e triste
esempio. Invece di valorizzare al meglio il nostro Paese davanti al mondo intero,
ci sono state come sempre ruberie. Non mi prolungo altrimenti mi viene il voltastomaco.
Ha mai pensato di scrivere un'opera letteraria che la riguardi?
Sinceramente no. Magari sarebbe bello ma sicuramente tra molto, molto tempo. Chi
vivrà vedrà.
Quali sono i messaggi umani fondamentali alla base della sua produzione artistica?
Provo per il genere umano un senso di disgusto e disprezzo. Siamo la razza più intelligente
del pianeta ma ormai da millenni non facciamo altro che dichiararci guerra l'uno
contro l'altro. La cronaca moderna poi mette in luce sempre più le nostre perversioni
più estreme, la nostra ferocia e la nostra ignoranza. Molto spesso mi chiedo se
Dio ogni tanto ci guarda e cosa pensi di tutto ciò. Penso che magari siamo qui su
questa terra per essere messi alla prova oppure facciamo parte di un esperimento.
Sì, esperimento è la parola che associo meglio alla nostra razza. Se proprio vogliamo
inserire un messaggio umano fondamentale alla base della mia produzione, penso che
potrebbe essere l'innocenza, quella di un bambino. Quell'innocenza vergine non ancora
contaminata dagli insegnamenti del genere umano. Per fortuna io ho avuto un'infanzia
meravigliosa e penso che tutte le esperienze accumulate siano linfa vitale per ogni
mio lavoro.
Che rapporto negli anni si è venuto a creare con i critici d'arte e con il suo pubblico?
Di critici d'arte ne ho conosciuti pochi e niente. Per quanto riguarda il pubblico,
ho la fortuna di incontrare tante persone grazie al mio atelier personale. Tanta
gente entra nella mia galleria e rimane rapita dai miei quadri moderni e molto spesso
mi chiede di dare una mia interpretazione alle opere esposte. Altre persone invece
entrano e non dicono una parola, si limitano a guardare o a criticare in silenzio
col suo compagno/a. Ma c'è una cosa molto bella e, se volete, carica di mistero;
tantissime persone quando stanno per uscire dal mio atelier si girano e mi dicono
semplicemente: grazie. All'inizio mi chiedevo: ma come mai mi ringraziano? Poi capii
che mi stavano ringraziando perchè i miei quadri a livello inconscio avevano loro
trasmesso delle emozioni; magari, anche solo per un istante avevano avuto il privilegio
di percepire il messaggio universale dell'arte e mi stavano ringraziando per questo.
In futuro ha intenzione di ampliare la sua personale collezione artistica?
Certamente. Al momento comunque la mia collezione personale è alquanto ridotta...
in questa fase bisogna vendere... bisogna fare curriculum.
Chi volesse cercarla su internet dove può trovarla?
Nel mio sito web personale, dove sono esposti online tutti i miei quadri. Chi volesse
approfondire l'argomento mi trova all'indirizzo: http://www.spaziogoa.com
Parliamo invece dei suoi soggetti preferiti...
Il cosmo col suo nero affascinante ed il mistero della vita sono tra i miei soggetti
preferiti. Mi dirà: le chiedo dei soggetti preferiti e lei mi risponde con delle
astrazioni. Come ho già detto l'astrazione per me ormai è tutto, è il mio stile
di vita e vedo astrazione dappertutto. Tuttavia un'eccezione nella realizzazione
dei dipinti in modo totalmente astratto l'ho fatta e continuo a farla con la città
di New York. Mi collego alla precedente domanda dove ho parlato della cattiveria
del genere umano in quanto ho iniziato a raffigurare questa città proprio dopo l'attacco
terroristico dell'undici settembre 2001. Questo fatto mi ha sconvolto in modo particolare
e le twin towers sono diventate per me un simbolo ricorrente nelle mie opere di
questi anni. E' un omaggio che faccio alle vittime innocenti di quel terribile giorno.
La sua filosofia di vita?
Semplice: Male non fare paura non avere.
Qualcosa che non le ho chiesto che le piacerebbe far sapere alle nostre lettrici
e ai nostri lettori?
Sì, una cosa c’è. Molti galleristi o critici d’arte mi pongono spesso questa domanda:
come mai lei realizza quadri tutti diversi mentre i pittori affermati realizzano
una loro linea con quadri praticamente sempre simili fra loro?
Risposta:
Fin da
subito ho avuto un rifiuto nel documentarmi sul mondo dell‘arte. Avevo paura che
leggendo e guardando i quadri degli altri artisti avrei avuto dei condizionamenti
che mi avrebbero forzato a intraprendere altre strade. Mi sono chiuso nel mio riccio
e mi sono concentrato al massimo su quello che dovevo realizzare. E’ così che sono
arrivato a scoprire l’action painting ed il maestro Jackson Pollock. E’ stata una
rivelazione che non ho voluto sciupare etichettando e mettendo da parte la sperimentazione,
solo per stare al passo con le “statistiche del mercato”. Se un giorno dovessi diventare
un pittore di riconosciuta fama internazionale spero di non farmi rapire anch’io
da questo mercato dell’arte perverso e fasullo. Spero di continuare ad essere come
sono oggi. Ogni mio singolo quadro è diverso da tutti gli altri proprio perché quando
eseguo un dipinto, scarico sopra la tela le mie emozioni e il mio stato d’animo
di quel preciso momento della mia vita. Se dovessi fare sempre lo stesso tipo di
quadro, cosa molto cara alla filosofia dei galleristi, la vedrei come una sconfitta,
una morte cerebrale, un inganno verso l’acquirente e verso me stesso. Per me questo
è aver trovato la strada giusta; la voglia di non cedere ai ricatti che ci impone
il mercato dell’arte, la voglia di sperimentare, la voglia di dare vita ad un quadro
sempre diverso… la voglia di essere libero.
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